L’isola di plastica
Qualcuno la chiama Great Pacific Garbage Patch, altri Pacific Trash Vortex, ma a prescindere dal nome l’enorme isola di rifiuti di plastica che galleggia nell’Oceano Pacifico, indicata come uno dei peggiori disastri ambientali della storia, continua a crescere senza sosta e si afferma come la più grande discarica del Pianeta.
Venne scoperta alla fine degli anni 80 dalla NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) degli Stati Uniti sulla base dei risultati ottenuti dall’indagine sulle aggregazioni di materiali plastici nel nord del Pacifico condotta da un gruppo di ricercatori in Alaska.
L’accumulo di spazzatura galleggiante, prevalentemente composto da plastica, si è formato a partire dagli anni cinquanta, quando si è avuta la “rivoluzione della plastica”, a causa della corrente oceanica chiamata vortice subtropicale del Nord Pacifico, dotata di un particolare movimento a spirale in senso antiorario, che permette ai rifiuti galleggianti di aggregarsi fra loro. La plastica, straordinario materiale che ha cambiato la nostra vita, prodotto dell’industria chimica, non biodegradabile, ma disintegrabile in decine di anni in piccolissimi pezzi, che oggi, scambiati per plancton vengono mangiati dalla fauna ittica e approdano nella catena alimentare.
L’isola di plastica ha un’estensione non ben definita, alcuni sostengono che sia più estesa della superficie degli Stati Uniti e che possa contenere fino a 100 milioni di detriti, il dato certo, comunque, è che è in continuo accrescimento e potrebbe raddoppiare le sue dimensioni entro il prossimo decennio.
Resta il fatto, però, che sul fronte della bonifica di quest’area siamo ancora in alto mare!