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La particella chiave

Di pochi giorni fa la notizia della prova sperimentale dell’esistenza del bosone di Higgs, folcloristicamente soprannominato “la particella di Dio”. La tenace ricerca di questa particella ha avuto inizio negli anni ‘60 del secolo scorso ed è approdata al successo grazie al lavoro incessante e paziente di qualificati fisici e la costruzione del superacceleratore LHC (Large Hadron Collider) del CERN di Ginevra.

La particella in questione viene definita bosone perché appartiene a una delle famiglie in cui possono essere suddivisi gli “attori” principali della fisica subatomica: quella dei fermioni (che prendono il nome da E. Fermi) e quella, appunto, dei bosoni (che prendono il nome da Satyendra Nath Bose, fisico indiano). Dunque, un bosone è un particolare tipo di particella subatomica, mentre Peter Higgs è il fisico britannico che qualche decennio fa, nel 1964, ne prospettò l’esistenza.

La prova dell’esistenza del bosone di Higgs, rappresenta una straordinaria conferma del modello standard che domina la fisica delle particelle di oggi. Il modello prevede l’esistenza di 12 tipi di particelle elementari, suddivise in famiglie di 6 quark e 6 leptoni (quali elettrone, muone, neutrini) e 6 tipi di forze o interazioni elementari, la più celebre delle quali è il fotone, che tengono insieme le particelle stesse. Il bosone di Higgs è speciale: è la particella che conferisce una massa a tutte le altre particelle interagendo con esse. Ora potremo capire non solo perché le particelle hanno una massa, ma anche perché hanno la massa che hanno, con o senza Dio!

Laboratori del CERN.

Laboratori del CERN.

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