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UN NUOVO RUOLO PER LE STAMINALI

Le cellule staminali embrionali, ottenute dagli embrioni ad uno stadio di sviluppo precoce, sono potenzialmente utili per trattamenti contro malattie incurabili, grazie alla loro capacità biologica di rinnovarsi per sempre e di trasformarsi in qualsiasi specie cellulare del corpo. Tuttavia, a una decina d’anni dall’annuncio al mondo della produzione di cellule staminali embrionali umane, non si sono avuti significativi progressi nel ricavare applicazioni terapeutiche.

Da un lato un veemente dibattito pubblico sull’etica della ricerca sulle staminali ha politicizzato la scienza e rallentato gli studi, precipitando il settore nell’incertezza scientifica e nel caos finanziario, d’altro lato l’illusione scientifica, fallita ad ogni tentativo, che fosse sufficiente trapiantare cellule specializzate ottenute dalle staminali nei malati per curare un gran numero di patologie, hanno indotto i ricercatori ad utilizzare le staminali nello screening di nuovi farmaci.

A partire dal 2007, gli scienziati sono, inoltre, riusciti ad ottenere  cellule staminali partendo da cellule adulte di mammifero e “riprogrammandole”. Questa tecnica, elaborata dal biologo Shinya Yamanaka dell’Università di Kyoto, consiste nel resettare biochimicamente le cellule adulte riportandole al primordiale stadio embrionale, senza la necessità di usare o distruggere un embrione. Queste cellule, dette staminali pluripotenti indotte (IPS), sono utilizzate per ricreare le varie malattia su piastre di coltura e poter testare l’efficacia di potenziali nuovi farmaci: un ulteriore passo verso la sconfitta di malattie prevalentemente di carattere neurodegenerativo ancora oggi incurabili.

Un nuovo ruolo per le staminali

Un nuovo ruolo per le staminali

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