L’ EVOLUZIONE DELL’UNIVERSO ATTRAVERSO GLI “OCCHI” DEI SATELLITI
Per centinaia di migliaia di anni, gli unici colori attraverso i quali l’Universo si è manifestato agli uomini sono stati quelli della luce visibile: un piccolissimo intervallo di frequenze che va dal violetto al rosso.
Fino a poco tempo fa, dunque, il resto dei colori non era osservabile a causa di fattori limitanti relativi al sensore, i nostri occhi, e al filtro posto tra noi e la sorgente luminosa, l’atmosfera.
Come superare questi fattori limitanti e allargare il campo di osservazione?
- Sviluppando nuovi sensori,
- Aprendo nuove finestre osservative
Gli ultimi occhi che l’umanità ha aperto sull’Universo sono quelli dei due supersatelliti ESA Herschel e Plank, lanciati insieme più di un anno fa verso un punto tra la Terra e il Sole e che da allora forniscono dati di altissima qualità.
Herschel è attualmente il più grande telescopio spaziale operante nell’infrarosso in grado di studiare l’emissione termica di corpi relativamente freddi, come la polvere interstellare o i corpi che si formano all’interno degli ammassi di polveri, dove nascono le stelle.
Plank, invece studia le frequenze della luce a temperature ancora più basse con l’obiettivo di fornire una misura estremamente precisa della radiazione cosmica di fondo, cioè l’eco del big bang.